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In una Milano della metà del '700, travolta da una temperie moraleggiante tra la felicità personale e quella collettiva, e dalla depressione economica a causa delle difficoltà frapposte al libero commercio, non tutta la nobiltà partecipava di questa passiva accettazione di una decadenza morale e soprattutto economica e sociale. Pietro Verri, per esempio, rappresentò una eccezione. Della sua produzione letteraria e scientifica non tutto fu pubblicato. Soprattutto gli scritti giovanili vennero raccolti dal Verri in un codice di ben 524 pagine numerate. Dalla pagina 505 alla 523 di questo manoscritto compare un contributo intitolato: "Cronaca di Cola de li Piccirilli degli avvenimenti pubblici di Milano dell'anno 1763", nel quale Verri, sotto falso nome e stranamente in dialetto napoletano, ripercorre avvenimenti della vita quotidiana del capoluogo lombardo.